venerdì 17 aprile 2009

Frammentabilia

Questo è un appunto che ho scovato sotto un certo numero di fogli. Il peso della carta che lo sommergeva era ancora quantificabile in misure terrestri, per cui non credo che sia vecchissimo. Dice così.
Per uno che cerca di uccidersi e fallisce esistono due strade. La prima è riprovare. Sembra la strada più semplice e talvolta lo è davvero. La seconda è scavalcare il senso di miserevolezza che ne consegue e guardarsi attorno. Guardare quello che rimane.

Lo rileggo e ho la sensazione di aver scritto questa cosa da ubriaco. Solo la sensazione. Ma potrei scommettere che non è così. Comincio a dondolare come un pendolo. Din-don. Mi capita di riempire ogni supporto scrivibile con frasi di questo genere. Scontrini della spesa, vecchie agende, block notes, post it. Non le chiamo nemmeno riflessioni, perché in effetti non rifletto quasi per niente quando le scrivo. Do una sbirciata e riferisco, ecco cosa faccio, senza chiedermi per grazia di Dio dove sono andato a guardare. No, è meglio non chiederselo, muchas gracias.
Certe volte da una frase come questa parte una storia. 'Parte' non è proprio il termine corretto. In realtà la storia è già presente. Palpita definendo se stessa, in attesa del momento in cui il Sommo Ottuso non deciderà che è il momento del 'parto'. Cioè. Il momento di partire. Bè, insomma, questo è uno di quei momenti in cui partire e partorire si fondono. Non stiamo a menarla, eh, vogliono dire la stessa cosa.
Per non perdere il filo... la storia attende dietro il lenzuolo, come sempre. E qualche volta scrivere una frase significa usare la taglierina per aprire lo squarcio. Ma non è questo il caso. Se questa sarà mai una storia, è del tutto in gestazione.
Imbattersi in queste frasi è come andare a pesca nel Mar dei Demoni. Ce n'è per tutti i gusti e per tutte le tasche. Non sai mai quello che può abboccare.
Questa però torniamo a seppellirla nel labirinto estemporaneo.
E' roba da Picasso.
Nah, 'desso no.

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