Come promesso tempo fa, eccomi a parlare di quello che è diventato uno dei miei libri preferiti degli ultimi anni. Qualche nota prima di entrare nello specifico. L'autore si chiama Joe R. Lansdale, è un texano quasi sessantenne che sembra un inno vivente al buonumore. Ha scritto un sacco di 'roba' (qualcuno la definirebbe 'robaccia' ma io non lo trovo offensivo: adoro la robaccia!), passando dallo steampunk, al weird, al pulp, al noir, al Dio solo sa cosa. Ma non fa niente. Lansdale è uno di quegli autori che fanno scuola a se. Ho dato un'occhiata in giro per il web e il giudizio sembra abbastanza unanime: il drive-in pare decisamente il suo capolavoro. Al momento ho letto quattro o cinque libri di questo tizio e mi schiero anch'io con questa corrente. Il drive-in nella versione italiana di Einaudi riunisce i due romanzi The drive-in (1988) e The drive-in 2 (Not Just one of Them Sequels) (1989).
La trama. l'Orbit è un gigantesco drive-in texano dove si proiettano film per tutta la notte. Quattro ragazzi ci arrivano in camper con l'intenzione di godersi come al solito la Grande Nottata Horror del venerdì. Verso la metà del secondo film, però, la discesa di una strana cometa ghignante li intrappola insieme alle altre migliaia di spettatori, sigillando l'area del drive-in sotto una specie di budino melmoso che divora la carne come acido. Costretta a nutrirsi di hot-dog, Coca-Cola e caramelle, quella che era gente comune ben presto impazzisce. L'esaurimento delle scorte di cibo fa scivolare rapidamente il popolo del drive-in in un baratro oscuro dove regnano violenza, sesso e cannibalismo. E quando la situazione sembra ormai fuori controllo... comincia il vero delirio. Il Re del Popcorn, una specie di minotauro-messia che spara micidiali proiettili di carne e possiede impareggiabili poteri mediatici, assurge al potere incitando il popolo a commettere nuove scelleratezze.
Dunque, che cos'ha di tanto speciale questo libro?
Parte della risposta dovrebbe arrivare semplicemente dalla trama. Ma non è tutto. E' un libro che ha generato fiumi di discussioni, perché è stato visto come una caustica critica nei confronti di un certo tipo di società americana. Tutto bene, non sarò io a sostenere il contrario. Io però, che non sono un letterato nè un professorone, mi limito a parlarne come storia, e vi assicuro che ce n'è a sufficienza. Non potendo giudicarlo super-partes, mi limiterò a dire cos'ha di speciale per me: ha tutto quello che mi piace trovare in un libro. Innanzitutto dietro quelle pagine si sente all'opera un'immaginazione così fervida da sfociare nel delirio. Lo stile è pulito, preciso ed efficace. I dialoghi sono brillanti. Le descrizioni sono brevi, vivide. Lansdale possiede un umorismo letteralmente straripante, riesce a far sorridere anche in situazioni in cui uno dovrebbe domandarsi che cosa ci sia di divertente. E' cinico e spietato, crudo e crudele, adopera un linguaggio che lega una volgarità dietro l'altra quasi senza soluzione, eppure tutto sembra semplicemente perfetto. E' una lettura che scivola via come l'olio, una pagina dopo l'altra. Un esempio di similitudine calzante, per Lansdale, è: [...] aveva un fisico così nervoso che quando stringeva le palpebre, la pelle sulla punta dell'uccello gli si arrotolava all'indietro. [...]. Ogni pagina trabocca di amenità di questo genere.
Okay, passo a darvi un assaggio più consistente. Il brano che segue è l'inizio del secondo libro - quello che nella versione originale è The drive-in 2 (Not Just one of Them Sequels) - dove l'autore, per bocca del protagonista, fa il punto di ciò che è successo nel primo libro prima di riprendere la storia. E' un passaggio che trovo abbastanza illuminante per quanto riguarda lo stile di Lansdale, perciò vedete un pò se vi sconfiffera.
[Verso la fine del libro precedente, il protagonista Jack e un paio di suoi amici vengono crocifissi dalla folla inferocita e successivamente salvati da un tizio di nome Banditore, NDR]
[...] Un giorno, d'improvviso, uno si trova ad aver finito le scuole superiori, felice come un bruco nella cacca; si sveglia con l'uccello duro, passa le giornate seduto con le mutande macchiate di piscia e i piedi appoggiati sopra la bocchetta del condizionatore, con l'aria fredda che gli soffia sulle palle, e la prima cosa che gli succede è che viene crocifisso.
E non intendo metaforicamente. Parlo di chiodi nelle zampe e di schegge di legno nel culo, piaghe alle mani e ai piedi, urla, e la fiducia nella razza umana che vacilla. E' il genere di cosa che quando ti capita fai fatica a credere che il vecchio Gesù potesse perdonarla tanto facilmente.
Fa male.
Fossi stato G.C., sarei tornato dal regno dei morti più incazzato di un tasso con le balle in fiamme, e non ci sarebbero state tante stronzate di pace-e-amore, nè avrei pensato a stupidaggini tipo cambiare l'acqua in vino o moltiplicare i pani e i pesci. Mi sarei fatto grande come l'universo, mi sarei fatto due mattoni delle dimensioni giuste, avrei sistemato il mondo tra i mattoni, e wham, una bella poltiglia.
Non sono il tipo giusto come messia. Ho un brutto carattere.
Almeno, ce l'ho adesso.
Non è che mi aspettassi che la vita fosse tutta rose e fiori, e che sarei cresciuto sudando perle e scoreggiando boccioli di pesca, e neanche mi aspettavo di vivere un milione di anni e di ricevere un'infinità di lettere da stelline di Hollywood dalle lunghe gambe e affamate di sesso, che non vedevano l'ora di violentare il mio corpo e di abbronzarmi l'uccello. Ma, d'altra parte, mi aspettavo qualcosa di meglio di questa roba.
Io e i miei amici eravamo andati al drive-in per vedere dei film, non per diventarne parte. [...]
Se non avete particolari problemi con il turpiloquio, se vi piace leggere di un mostro cannibale che sfama la 'sua' popolazione vomitando a getto pop-corn muniti di un inquietante occhio spalancato (o di una cometa sorridente che si lascia alle spalle un budino acido, se è per questo), allora 'La notte del drive-in' è il libro che fa per voi. Io l'ho adorato. Non è nemmeno troppo lungo: tutti e due i libri contano appena 330 pagine. Ma sono pagine che valgono per mille.
Esiste anche un 'La notte del drive-in 3 - la gita per turisti' , che naturalmente ho già letto. Ne farò un altro articolo più avanti, perché lo merita. E' quasi più delirante del primo, ci sono brani che mi hanno fatto (letteralmente, giuro, non è un eufemismo) sprizzare lacrime dalle risate. Ed è la conclusione perfetta di questa saga-capolavoro. Ma, come diceva qualcuno, questa è un'altra storia, e si dovrà raccontare un'altra volta.